17 MAGGIO 2022 COMITATO DIRETTIVO SPI CGIL FROSINONE LATINA


Si è svolto martedì 17 maggio 2022 il Comitato Direttivo dello SPI CGIL CGIL Frosinone Latina, la relazione di Beatrice Moretti Segretario Generale SPI CGIL Frosinone Latina:

"Marx sosteneva che la storia si ripete sempre 2 volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. In queste ore è in corso una enorme tragedia in Ucraina, dove penso sia chiaro chi è l’aggressore e chi è l’aggredito. La farsa è quella a cui assistiamo nel nostro Paese, dove politici ed opinionisti, onnipresenti in talk show e sui social, dividono l’opinione pubblica tra zelenskiani e putiniani, purtroppo alimentando spesso fake news e disinformazione in generale. Ma qui non siamo a teatro e non possiamo restare spettatori: questa è una guerra vera di uomini contro altri uomini, e dobbiamo ammettere che in maniera distorta per troppo tempo abbiamo abusato di una metafora incongrua, parlando di “guerra al Covid”. Le notizie e le immagini agghiaccianti, che ci arrivano da mesi ormai, dimostrano che la guerra, quella vera, scatena la bestialità più disumana e che rappresenta oltretutto un moltiplicatore di effetti letali per gli uomini, ma anche per l’ambiente, tanto che si parla di ecocidi, cioè di danni a lungo termine, che quindi sono irreversibili, quindi non si potrà più rimediare attraverso i meccanismi di ripresa naturali. Il ministro ucraino dell’Ambiente ha denunciato con un dossier che l’occupazione russa sta determinando la sottrazione di acqua destinata alla popolazione per scopi militari, stimando almeno 150 ecocidi, tra cui la contaminazione delle acque potabili e di quelle utilizzate per l’agricoltura.

Purtroppo chi come noi ha memoria, sa che non si tratta di pratiche nuove, se ripensiamo ad esempio alla guerra del Vietnam, dove gli Americani, in quel caso, sparsero con i loro aerei grandi quantità di potenti diserbanti (l’Agente Arancio) per privare i combattenti vietnamiti di cibo e della protezione offerta dalla giungla. Una pratica criminale che causò gravissimi problemi di salute a milioni di persone (tumori, malformazioni fetali), distrusse foreste e coltivazioni e inquinò i terreni di diossina per decenni. Questo flashback, mi consente di evidenziare che c’è un altro aspetto che non dobbiamo e non possiamo rifiutarci di vedere, anche se parteggiamo per quel Paese che è stato invaso da un altro, mi riferisco alla consapevolezza che la ferocia della guerra alimenta la voglia di vendetta, per cui la divisione netta tra buoni e cattivi per DNA non ha senso.

Addirittura anche le vittime possono compiere atti bestiali. Uno di questi è quello avvenuto in una zona riconquistata dagli ucraini, dove 4 cadaveri di soldati russi sono stati utilizzati come dei mattoncini Lego, posizionandoli 2 in orizzontale e 2 in obliquo, per formare la lettera “Z”, in modo che fosse visibile per i droni russi che sorvolano quell’area, per lanciare il messaggio di morte “ecco che fine farete”. Si comprende benissimo quanto odio a valanga genereranno quelle immagini (Foto pubblicate dalla Associated Press). Questa guerra è colpa di una nostalgia per le glorie del passato furiosa e distruttiva: per Putin è nostalgia per la grandezza dell’impero sovietico, per Biden è la promessa del suo esordio, che lo ha visto affermare “L’America è tornata, pronta a guidare il mondo”. Queste forze nostalgiche tossiche, a cui neanche il nostro Paese è immune, vanno affrontate, con un grande progetto di rilancio del ruolo politico dell’Europa, che deve mediare e ricercare la pace, ma deve anche lavorare unita per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, investendo in lavoro buono e sindacalizzato: il Lazio da questo punto di vista è messo davvero male, avendo il primato nazionale per contratti precari che durano anche un solo giorno e la CGIL regionale ha fatto bene a denunciare questa piaga.




È arrivato il momento di realizzare una svolta, qualcuno parlava di una sorta di Green New Deal - cominciando magari ad investire nella costruzione e ricostruzione di edifici sostenibili a prezzi contingentati, di buone scuole, prima di tutto. Dobbiamo investire in fretta in un’economia verde, che ci permetta di superare la dipendenza dalla necessità di crescita infinita e dal bisogno di importare petrolio e gas. Pedretti ha in più occasioni fatto appello al ruolo di negoziatore di pace che deve esercitare l’Europa da protagonista, perché è sul suolo dell’Europa continentale che infuria lo scontro. Bisogna allora che il “Vecchio Continente” esca dall’angolo e non si faccia schiacciare da chi si sta facendo la guerra per “interposto PAESE” e la linea della trattativa non devono darla né Washington né Londra. Bisogna che si lavori per ricercare una pace giusta, allargando quelle aperture fatte da Zelensky e incrinando la rigidità di Putin, perché anche se nessuno dei due vuole perdere, è certo che le stragi continuano a danno di tutti. Nei nostri direttivi queste discussioni le dobbiamo fare, sostenendo con forza che nessuno di noi ha intenzione di abituarsi al conflitto, magari perché egoisticamente non sta ancora fisicamente qui: lo Statuto della CGIL, non a caso, nei suoi principi fondamentali (art. 2) stabilisce che la CGIL considera la pace tra i popoli bene supremo dell’umanità. La CGIL, quindi ha il dovere di partecipare e di costruire grandi iniziative di pace.

Lo abbiamo fatto come SPI partecipando a tante iniziative il 25 aprile, ma abbiamo dato un grande contributo come Categoria sicuramente il 1 maggio ad Isola del Liri e ringrazio le 6 leghe del Comprensorio per aver garantito da parte di tutte la partecipazione. Dobbiamo continuare in questa direzione, promuovendo discussioni politiche e manifestazioni per la pace su tutto il territorio, consapevoli della complessità del contesto, che non può ignorare però che il coronavirus non è debellato. Vi preannuncio che il 25 giugno parteciperò ad un convegno organizzato dall’ANPI sulle Madri Costituenti a Sora: sarà anche quella un’occasione per discutere di questi temi e dei nostri valori identitari. Nello scenario dato, appare quantomeno scioccante apprendere che siamo passati dall’emergenza sanitaria all’emergenza bellica, senza però che nessuno abbia mai potuto annunciare la fine della pandemia, che infatti è ancora presente e in due anni ha mietuto 164.000 morti. Peraltro sembra che si stia diffondendo anche in Italia una nuova sotto variante della omicron, per cui la curva dei contagi sta salendo, anche perché le vaccinazioni stanno diminuendo la capacità di immunizzazione, in quanto dalla data dell’ultima dose sono trascorsi mesi per gran parte della popolazione. Va detto che per il momento i casi gravi continuano numericamente a scendere e che i reparti covid degli ospedali si stanno svuotando, ma non dobbiamo abbassare la guardia e raccomando di vigilare nelle nostre sedi, affinché si continuino ad adottare tutte le misure di sicurezza che conosciamo. La scorsa settimana abbiamo dovuto provvedere a sanificare la nostra sede di Via degli Eroi a Latina, dove un nostro collaboratore è risultato positivo e ringrazio in particolare Raffaele e Giancarlo che si sono subito attivati per il tracciamento e per la sanificazione dei locali. Anche oggi purtroppo abbiamo dei compagni assenti a causa del COVID, quindi la situazione va tenuta costantemente sotto controllo.

Ma adesso l’evento catalizzatore delle emozioni collettive non è più l’urlo delle ambulanze, ma solo di quelle sirene che in televisione sentiamo che avvisano dei bombardamenti. Mediaticamente questo è un ulteriore aspetto che deve farci riflettere su come funzionano i fenomeni psicologici della paura e dell’attenzione collettiva, ma anche di come possono essere facilmente e velocemente controllati. Nella fase in cui il Covid ci ha probabilmente spaventati di più, costringendoci a subire restrizioni, privazioni e sofferenze, sembrava chiaro per tutti che la strada per realizzare una profonda riforma del nostro sistema sociosanitario fosse ormai spianata. A partire dal superamento dell’attuale modello organizzativo delle RSA, dove ci sono state troppe stragi silenziose e dove è evidente che i controlli non funzionano e che i protocolli troppo spesso non sono stati rispettati.

Anche in questo comprensorio abbiamo avuto cluster in diverse strutture e la scoperta di Case di Riposo “fantasma”, per cui l’accordo regionale che ha impegnato la Regione Lazio a realizzare 20 RSA a totale gestione pubblica ci ha visti giustamente esprimere soddisfazione e ha alimentato di conseguenza grandi aspettative.




Non è accettabile però dopo 2 anni che la Regione Lazio non abbia ancora dato seguito a quell’accordo, argomentando che prima bisognava mettere tutte le energie e risorse sulla campagna vaccinale e che ora bisogna pensare prima agli ospedali di comunità: dobbiamo esigere il rispetto di quell’accordo, perché ci abbiamo creduto, ci siamo spesi e perché, quando una controparte non rispetta ciò che ha firmato, la categoria ha un’unica strada: aprire una vertenza sino a quando non si porta quel risultato a casa!

In tutte le leghe noi dobbiamo sensibilizzare i cittadini rispetto al tema delle RSA, perché non possiamo permettere che le persone anziane e non autosufficienti non vengano assistite bene e in strutture gestite come case di vetro e non magari come case degli orrori. Lo SPI ha una sensibilità sicuramente maggiore rispetto a queste tematiche, che però non riguardano solo gli anziani ospiti, ma anche le loro famiglie e devono interessare la comunità in generale. Allora non possiamo consentire che non si impari nulla da quanto abbiamo vissuto, altrimenti aveva ragione Nietzsche, ma io non lo penso affatto, con la sua teoria dell’eterno ritorno: l’uomo non imparerà mai dai suoi errori e così facendo la storia si ripeterà.

Le categorie dei pensionati unitariamente devono invece rivendicare il ruolo di protagonisti del cambiamento, del resto anche il Papa ha lanciato un appello a donne e uomini con i capelli bianchi, chiamandoli ad essere rivoluzionari e diventare maestri di un modo di vivere attento ai più deboli. Ma il nostro non solo non è un paese a misura di anziano, è anche un Paese che non offre prospettive ai giovani ed alle donne. L’ultimo report di Save the Children sulla condizione femminile è stato intitolato “Le equilibriste”.

Da questo report emerge che le donne in Italia rinviano sempre più in avanti la maternità (l’età media al parto da noi è di 32,4 anni) e – anche per questo – fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio per donna). Il divario di genere è ampio e siccome mancano servizi e sostegni alla maternità, spesso le mamme ricorrono alle nonne, a baby sitter o ad amiche a prezzo di grandissima fatica, stress, penalizzazioni salariali, perché permane una grandissima ingiustizia di genere.Questo non è un Paese che tutela le donne, che anzi continuano ad essere vittime di femminicidi da parte troppo spesso di uomini violenti che vengono graziati dalla giustizia e si rendono protagonisti di nuove aggressioni contro le compagne.

Romina De Cesare è la giovane donna che è stata uccisa dall’ex compagno nel centro storico di Frosinone e credo che tutti noi giudichiamo vergognosa la modalità con cui i media locali hanno dato la notizia, cioè dando voce all’assassino e quasi giustificandolo, perché trovato in stato confusionale e perché comunque avrebbe agito in preda ad un raptus, causato dal suo “grande amore” per questa donna che non voleva perdere: questa narrazione inaccettabile ha alla base l’idea della donna vittima che viene considerata come un oggetto! Questa è il concetto che sta alla base anche delle molestie e dei gesti ignobili che sono stati compiuti in nome dell’ALPINITA’ nei confronti di tante donne e tante ragazzine a Rimini, che hanno raccontato e denunciato, per cui ora ci aspettiamo che vi sia giustizia e che si assumano anche iniziative forti e coraggiose da parte della stessa Associazione degli Alpini, se vuole recuperare quel rispetto che risulta in gran parte compromesso da queste vicende. Continuando a prestare attenzione all’attualità e alle prospettive che questo Paese riserva alle giovani generazioni, da qualche giorno il Family Act è legge di Stato ed è stato presentato come lo strumento che serve a creare alleanze tra generazioni e tra generi. Con i fondi del PNRR verranno finanziati nuovi asili nido e altri servizi alle famiglie che però vanno attenzionati anche in questo territorio, perché la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, ha parlato di valorizzazione del Terzo Settore e delle “agenzie di educazione non formale”. Onestamente non credo che nessuno di noi pensi che basti una legge per risolvere il problema della denatalità e di una società invecchiata.

Ma le implicazioni di quel provvedimento appaiono perfettamente analoghe ai rischi che denunciamo da tempo rispetto alle risorse del PNRR destinate alla realizzazione di Ospedali di Comunità e altre strutture sanitarie territoriali, quindi nuovi costosi e importanti contenitori, cheperò senza una programmazione dei fabbisogni di personale e un impegno di risorse finalizzate in tal senso faranno fare affari d’oro ai privati e a quei MMG che non vogliono diventare dipendenti del SSR, perché non gli conviene e che continuano così a tenere sotto scacco la medicina di prossimità.

La Sanità in questo comprensorio e nel Lazio in generale ha aggravato le sue criticità. In particolare il problema delle liste di attesa è diventato gravissimo, perché il Covid ha allungato liste che erano già insostenibili, per cui chi non ha le possibilità rinuncia a curarsi. Ecco perché dobbiamo passare dalla fase della denuncia alla fase della vertenza, ma è indispensabile per fare questo una regia forte della CdLT e la partecipazione anche delle altre categorie. Lo SPI è pronto e preparato, ma non possiamo gestire questa partita in solitudine. È arrivato il momento, visto anche il Congresso che sta per avviarsi, che la CGIL affronti di petto tutte le questioni che sono aperte, perché il tema è come il futuro trova delle risposte. Per lo SPI queste vanno trovate in un welfare adatto alle nuove generazioni, ma attento anche ad una popolazione che invecchia, quindi la nostra battaglia è quella per una legge sulla non autosufficienza: è una battaglia dello SPI, ma non so quanta consapevolezza via sia dentro casa nostra sul fatto che anche questo tema riguarda tutti, quindi è un tema confederale.




Il Comitato Direttivo della CGIL nazionale non ha ancora licenziato i documenti congressuali, ma ha provveduto ad eleggere la Commissioni Statuto, la Commissione Politica e quella per il Regolamento, che stanno lavorando. Non abbiamo ancora un calendario ufficiale, ma è certo che il Congresso saremo chiamati a svolgerlo in un arco temporale molto ristretto, per cui ufficiosamente sembra che le assemblee di base dovranno concentrarsi essenzialmente nel mese di settembre e quindi questo – come abbiamo avuto modo di discutere anche nel comitato direttivo e nelle riunioni di direzione regionali – dobbiamo evitare che penalizzi la discussione e la partecipazione, mentre ci saremmo aspettati, considerato il periodo complesso e travagliato che dallo scorso Congresso del 2018 ad oggi abbiamo vissuto, anche a livello territoriale, venisse adottata una scelta diversa, anticipando i tempi di avvio della fase congressuale. La CGIL ha dedicato mesi alla discussione che ha portato all’Assemblea di Organizzazione e ora ci ritroviamo a maggio a preannunciare un Congresso che si dovrà concludere entro dicembre, senza avere ancora a disposizione le tesi congressuali. Ma nel frattempo abbiamo appreso a mezzo stampa che nella Camera del Lavoro di Frosinone Latina sarebbe già nata l’area programmatica “Riconquistiamo tutto”, con un suo documento alternativo ad un documento che, ripeto, ancora non c’è, quindi evidentemente si tratta di un documento alternativo “a prescindere”, preannunciando la volontà di quest’area di fare “opposizione interna” per cambiare la linea della CGIL, questo è quanto si legge nel loro comunicato.

Credo che la gestione più saggia della fase congressuale da parte nostra comporti la necessità di focalizzare la discussione sui temi che riguardano più da vicino la Categoria, quindi sicuramente nelle nostre assemblee l’attenzione andrà rivolta essenzialmente ai temi del welfare, della sanità, del recupero di rappresentanza, del patto tra generazioni. Peraltro lo stesso Pedretti nell’ultimo CD dello Spi nazionale ha evidenziato che la Categoria ha fatto la scelta di immettere le nuove generazioni anche nel proprio gruppo dirigente, proprio per trainare questo processo di alleanza forte tra generazioni diverse, come investimento che va interpretato anche in termini di progetto di recupero di rappresentanza. Questo per dire che lo SPI è una Categoria straordinaria, che ha al suo interno la ricchezza della differenza che diventa patrimonio comune, perché ognuno di noi ha il suo bagaglio di esperienza, la sua storia, la sua provenienza, ma soprattutto è una Categoria che ha dimostrato e dimostra quotidianamente di avere ben chiaro cosa vuol dire essere confederali, anche in contesti oggettivamente difficili, dove praticare la confederalità non è la scelta più semplice, ma è senza dubbio l’unica scelta seria e coerente, quando si hanno a cuore la CGIL ed i suoi valori. Lo SPI è profondamente confederale: Pedretti ha spiegato bene questo concetto nell’ultimo Comitato Direttivo, affermando che la forza dello SPI sta nel fatto che la rappresentanza dei pensionati non è una rappresentanza di fabbrica, ma una rappresentanza di cittadinanza, ecco perché siamo interessati ad esempio alla grande questione delle riforme.

Chiudo richiamando quanto ho detto in apertura in merito alla guerra, che è una pratica sbagliata, soprattutto quando viene alimentata “dentro casa” da personaggi che mettono in scena l’oscena stupidità della guerra stessa - che è stupida per definizione – perché quando si fa la guerra la prima vittima è sempre e solo la verità, ma sta a noi allora praticare quello che diciamo, perché se almeno noi siamo coerenti e siamo quindi d’accordo su queste premesse, potremo dare un grande contributo come Categoria alla Confederazione, lavorando per tutti i prossimi appuntamenti e per un Congresso che sia occasione di confronto vero su quei temi politici di valore generale e di ampio respiro che sono davvero importanti per chi rappresentiamo.

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