“LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE È UN PROBLEMA DI TUTTI”: INTERVENTO DI BEATRICE MORETTI, SPI CGIL FR LT


Cassino, 30 novembre 2018 - La violenza di genere non è solo un problema inerente alla sicurezza ed incolumità fisica e psicologica delle donne e dei minori che vi assistono. E’ una gravissima forma di discriminazione legata ad una cultura sessista che svilisce la donna, ne oggettivizza il corpo e ne
limita l’individualità, la visibilità e l’autorevolezza. E’ un problema culturale - e in quanto tale appartiene a tutti.

E’ di questi giorni la presentazione del disegno di legge “Codice Rosso” per i reati di violenza contro le donne, varato dal governo su proposta del ministro Giulia Bongiorno, che cerca di dare uno scossone all'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura finora piuttosto modesta, imponendo una priorità a questo tipo di denunce: comunicazione obbligatoria alla magistratura; audizione della denunciante entro tre giorni.

Dobbiamo infatti ricordare che molte storie di donne ammazzate nel 2018 seguono sempre lo stesso copione. E viene da chiedersi se il nocciolo duro della resistenza ad agire, a comprendere il rischio, a contenerlo prima che si realizzi, non venga proprio dalla categoria dei magistrati.

L'ultima relazione della Commissione d'inchiesta sul femminicidio del Senato ci ha rivelato che un
quarto delle denunce per violenza, maltrattamenti domestici o stalking presentate “contro soggetti noti” viene archiviato, con notevoli picchi nelle città metropolitane: 45 per cento a Milano e 35 per cento a Roma. Anche quando si arriva al processo, sembra che esistano norme diverse a seconda delle aree geografiche: a Caltanissetta quasi la metà degli imputati (43%) viene assolta, a Trento solo il 12,6 per cento, ed è ovvio interrogarsi su questa disparità. Le denuncianti di alcune zone sono “più bugiarde”? Oppure quelle Procure, quei Tribunali, indagano in modo più superficiale, sono più inclini a giustificare gli imputati

La sensazione che esista uno specifico problema culturale nel nostro sistema giudiziario è molto forte.

La violenza sulle donne è una strage che non si ferma e una ricerca Eures sottolinea un aumento progressivo dell’età media delle vittime, che raggiunge il suo valore più elevato proprio quest’anno: 52,6 anni per il totale delle donne uccise e 54 anni per le vittime di femminicidio familiare (in molti casi donne malate, uccise dal coniuge anch’esso anziano, che poi a sua volta si è tolto la vita).

Noi OO.SS. possiamo comunque fare molto, quindi sicuramente fare rete, ma ad esempio anche mettere in campo progetti condivisi con le associani datoriali per superare il cosiddetto gender pay gap, il contrasto alla violenza di genere e promuovere la sicurezza di genere nei luoghi di lavoro. Questo vuol dire che fondamentale è il ruolo di Rsu/Rls per promuovere la prevenzione ed il contrasto delle violenze di genere nei luoghi di lavoro, partendo dai compiti loro assegnati, formando però adeguatamente queste figure: ben l’80% delle donne che subiscono molestie e ricatti nei luoghi di lavoro non ne parla con nessuno. Questo è un dato che ci interroga perché vuol dire che abbiamo la necessità di essere maggiormente riconoscibili come interlocutori da questo punto di vista, in quanto pur essendo presenti nei luoghi di lavoro non riusciamo a far riconoscere i nostri rappresentanti sindacali nei diversi luoghi di lavoro come riferimento per le donne che hanno bisogno.

Come Sindacato vogliamo incidere, innanzitutto partendo dalla contrattazione, in cui peraltro sono stati inseriti strumenti importanti che sono già disponibili (congedi per le donne vittime di violenza) , ma vogliamo anche rafforzare il sistema, mettendo in campo nuove alleanze e progettualità, per essere conseguenziali rispetto alla convinzione che la violenza contro le donne è un problema di tutti.