NUOVO OSPEDALE DI SORA: PER IL RILANCIO SANITÀ PUBBLICA PROVINCIALE


Nei giorni scorsi l'Aula Magna “Polsinelli” del Santissima Trinità di Sora ha ospitato un convegno della CGIL per fare il punto della situazione sanitaria provinciale. “Rappresentando la categoria dei pensionati della CGIL – ha detto la Segretaria Generale SPI CGIL Frosinone Latina Beatrice Moretti – il mio punto di vista mette al centro la popolazione anziana e non autosufficiente. Sappiamo che l'invecchiamento demografico comporta un aumento significativo del numero di persone affette da patologie croniche, che presentano inevitabilmente un aumento di prevalenza con l'aumento dell'età ed incidono fortemente sulle condizioni di disabilità e fragilità dell'anziano”
“Dobbiamo considerare che la problematica della dimissione ospedaliera di pazienti fragili e con bisogni assistenziali complessi che necessitano di continuità delle cure, rappresenta una condizione alla quale il sistema risponde con l'erogazione, da parte dei servizi territoriali, dell'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) – ha poi precisato la sindacalista – che rappresenta la possibilità di fornire a domicilia del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del massimo livello ottimale di benessere e salute. Gli interventi programmati di ADI sono interessati da percorsi di riorganizzazione che nella nostra realtà non sono ancora stati del tutto perfezionati, tanto che, in un recente incontro unitario intercorso con il Direttore Generale della ASL è stato assunto l'impegno a convocare un tavolo di confronto sulla riqualificazione di questo servizio, che rischia di perdere efficacia e appropriatezza, se non viene basato su una valutazione condivisa (con relativo piano di assistenza) tra il personale del reparto dimissionario e gli operatori del territorio”.
“Si tratta di una fase di transazione non semplice – ha annotato Beatrice Moretti – anche perché veniamo da una atavica mancanza di dialogo tra l'istituzione ospedaliera ed i servizi territoriali. Questo perché per molto tempo, l'istituzione preposta alla cura è stata considerata esclusivamente quella ospedaliera e questo ha fatto si che i servizi territoriali venissero sempre in secondo piano e non considerati fondamentali. Il processo di dimissione ospedaliera – sia essa precoce, ritardato o difficile – deve essere governato e programmato dai servizi sanitari ospedalieri e territoriali, attraverso indirizzi e linee operative che si sviluppano a diversi livelli di complessità e qualità. E uno di questi livelli riguarda le Dimissioni Protette, ossia una modalità operativa che oltre ad ottenere una riduzione dei ricoveri e una diminuzione del tasso di ri-ospedalizzazione, valorizza l'aspetto della qualità totale dell'intervento. Naturalmente siamo convinti che le cure al domicilio rappresentano un'opportunità importante per il recupero della salute di persone colpite da una malattia invalidante; nel contempo però siamo consapevoli che il rientro nella propria abitazione spesso è fonte di gravi disagi e difficoltà, per cui è indubbio che bisogna lavorare molto su queste situazioni perché, in un momento così delicato come quello delle dimissioni dall'ospedale, i professionisti ed i servizi devono affiancare il cittadino ed i suoi familiari, per definire insieme il percorso maggiormente idoneo a soddisfare i residui bisogni di salute e di autonomia funzionale”.
“Vorremmo che, per il rilancio della sanità provinciale tutta, fossero attivati momenti di confronto interaziendali e multi professionali – ha concluso Moretti – con la creazione di percorsi basati sull'appropriazione nella definizione dei criteri di accesso alle strutture; la redazione ed attuazione di PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) rivolti a particolari condizioni socio – assistenziali ; e l'attivazione di opportuni strumenti di comunicazione. Chiediamo infine che le risorse stanziate dalla Regione Lazio per l'ospedale di Sora possano tradursi anche nella rimozione di ogni possibile ostacolo presente nei luoghi che sono deputati alla cura e all'assistenza delle persone con disabilità, nella consapevolezza che le barriere per queste persone non sono solo quelle architettoniche, ovviamente. Da questo punto di vista infatti mi preme rimarcare che una persona con disabilità in ospedale rischia troppo spesso di essere un disabile al quadrato, perché non viene garantita la piena fruibilità e la facile accessibilità per le persone che presentano tanti tipi diversi di disabilità. Si tratta di un obiettivo che implica allora non solo adeguare il nostro ospedale, le strutture sanitarie territoriali di questa provincia – prima di tutto banalmente prevedendo da subito un numero congruo di parcheggi riservati e ubicati nei pressi delle entrate dotate di rampa – ma anche le prassi di accesso, di presa in cura ed il modo stesso di comunicare con questi pazienti, perché non è accettabile che questo sia lasciato alla sensibilità, se non al buon cuore del singolo operatore”.